Ilaria Guccione, Che gelida manina (Palermo, 2012) |
Mano che accarezza il cane, mano che toglie il
cappello, che passa dai capelli al collo e per un istante si ferma sul
petto, come a chiedergli il permesso per quei prossimi gesti che l'aspettano.
Mano che si apre e si richiude, si distende e si
ritrae. Come a convincersi, a costringersi a rimanere aperta nel miglior modo
possibile per chiedere qualche soldo. Mano che il suo proprietario non ha una lira né più niente da
vendersi e a breve nemmeno quel buco di camera romana che gli protegge le notti, in via S. Martino della Battaglia.
Mano che gli ricopre il viso, poi si richiude a
pugno che quasi a fatica si riapre, ritentando quel gesto che non vuole. Mano che si tende
brusca di imbarazzo davanti al primo passante ma quando l'uomo sta per lasciargli
qualche spicciolo non ce la fa e altrettanto bruscamente muta il palmo in dorso.
Lui è un pensionato che possiede solo la sua dignità, la sua disperazione e un cane. E a lui allora affida il suo cappello e si nasconde tra le colonne del Pantheon e ci riprova così a cercare di raggranellare i soldi per l'affitto.
Può essere tremendamente difficile mantenersi. No che
non sto pensando al mantenersi con banconote ma al tenersi per mano. Da soli, che tutti gli
altri se le son già lavate ogni volta che ti incontrano e al massimo la tua te la stringono per cortesia e sono
già andati via. Si finisce sempre per farsi giocare da una mano cattiva e ferma, quella che ti spingo e ti respingo, ti colpisco e ti soffoco.
E tu magari ti ritrovi nella tua camera ad aprire una finestra e non per prendere aria ma per misurarti la distanza tra te e il suolo e magari poi provi a sceglierti l'unico posto che ormai ti appare possibile occupare, quello che dura il tempo del passaggio di un treno. E magari, in entrambi i casi, a salvarti è il tuo cane.*
*Umberto D. è un film di Vittorio De Sica (1952). Umberto Domenico Ferrari è interpretato dal linguista Carlo Battisti, alla sua prima e unica esperienza cinematografica. Quanto alle mani di Umberto D., guarda la scena nel link sottostante.
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