Ilaria Guccione, Scrutare (Palermo, giugno 2014) |
E poi ci racconteremo.
Che per raccontarci il tempo non ce l’avevamo, che il tempo ce l’ha fregato sempre l’altra gente, quella più frivola e incostante che gira intorno a tutto e noi non ci saluta e non ci dice niente.
Ci racconteremo.
Che inghiottono parole a ogni tramonto le vite separate da un istante che pensi che ritorni ma lui ti sa fregare e non è mai costante.
Che abbiamo mancato sempre il gran momento rimescolandolo con quel saperci dare di tormento, che a dirti cosa fosse dopo tanto tempo qualunque cosa ti rispondo so che adesso mento.
Ci racconteremo che ripartiremo, che dovunque andremo non ritorneremo, che il futuro è un tempo storto, che tu l’aspetti immobile e intanto lui è già morto.
E poi verrà una sera che ci rideremo.
Su quel colmarci e toglierci che sa contare gli anni e noi che perdevamo il passo a viverci gli affanni.
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