Ilaria Guccione, Anestesia involontaria (Palermo, 2013) |
A volersi regalare un'anestesia, ti ci vorrebbe sempre un medico a portata di mano, un intervento nei paraggi, una speranza di salvezza che sappia almeno di ossa, una perdita dei sensi che a una come me non è mai garbata. Che a volte però ormai mi ci ritrovo a pensarci su al mattino, mi chiudo gli occhi davanti allo specchio e mi dico: che ci vuoi fare, aspetta che prima o poi ci incappi in una pausa forzata di sogno. E dai stupida, sorridi che almeno per un po' ci dormirai su.
Io però mi preferisco vigile in una continua sinestesia, ad oscillare tra un incrocio di senso e un altro, tenendomi caro quello mio. E tu prova a distruggermelo, che non ci riesci, me lo posso ammazzare solo da me.
Che profumo accecante, che baci sciancati, che rumore buio che mi si cuciono addosso ogni notte.
Che profumo accecante, che baci sciancati, che rumore buio che mi si cuciono addosso ogni notte.
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