Ilaria Guccione, Supereroe (Palermo, febbraio 2014) |
A ritornarci per strada di memoria, la via me la ricordo ancora.
Ma il piano l’ho scordato, l’anello a far promessa l’ho perduto.
Nel fondo di una tazza amara di caffè e avara di speranza, starà ancora ad aspettarmi in quella stanza che non ci so più tornare.
E chi lo sa se sia un bene o un male qualcosa trattenere e tutto il resto che da sé si lascia smemorare.
E chi lo sa se è meglio chi rimane o chi ritorna, mentre chi è andato altrove vira al nero e non lo puoi più raggiungere e t'avvelena a notte quel pensiero, che bussa quasi a far dispetto e dice fai uno sforzo che io sono qui che t'aspetto.
E chi lo sa se ci si possa apprendere quel tutto o niente che intanto siamo stati, a tazza piena bersi quel sorriso che non sa più di guerra ma com'è oggi il tuo viso che ormai l'ho sotterrato.
E chi lo sa quand’è che si può dire che il tempo che è passato é troppo ed è scaduto.
E allora non dovresti inseguirti neanche per lasciargli un bacio ed un saluto ma dormirci su ad ogni dettaglio perduto e rimestar bene quel che ti sai dell'amore accaduto.
E chi lo sa ad incontrarsi in giorno di mercato, cos’è che all’occhio tuo resiste ancora e quello mio lamenta ormai sfocato.
E chi lo sa come oggi ci risuona nostalgia, se duole più in rumore o in voce muta, se sono ancora qui o nel cercare inutile di te mi sono già perduta.
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