Ilaria Guccione, Diritti, lavoro, legalità? Di chi, di come e quando (Palermo, febbraio, 2014) |
Sapete cosa penso? Che ognuno di noi è stretto nella propria trappola, avvinghiato. E nessuno riesce mai a liberarsene. E mordiamo e graffiamo ma solo l’aria, solo il nostro vicino. E con tutti i nostri sforzi non ci spostiamo di un millimetro.
(Norman Bates/Anthony Perkins, nel film Psycho di Alfred Hitchcock)
E chissà dov’è finito il miglior fiato, quello che potevamo urlarci meglio contro ogni lontananza e chissà l’eco se ripetendo conserva memoria di quelle frasi che non sappiamo più pronunciare, se il piede adesso sa saltare il fosso e risolvere l’errore sempre uguale, se ci avanza l’occhio buono aperto sul presente per godere del sole e di un ricordo che a raccontarlo agli altri dice sempre che è da niente.
E chissà se l'orecchio buono sa fermarci ad ascoltare, se la pietà conserva lo stesso colore, se la rabbia si fa ancora manifesta ad ogni ingiusto incrocio, se sappiamo rinunciare a svoltare in quei vicoli che puzzano a compromesso e inganno eppure li ritrovi tutti lì che transitano, a lucidarsi quel paio di parole che commuovono tanto tra fiato loro ed altrui suole.
E chissà se noi sappiamo continuare a dirci piccoli mentre cerchiamo di costruir qualcosa che possa farsi grande.
Nessun commento:
Posta un commento