Ilaria Guccione, Coperti (Palermo, gennaio 2013) |
Scegliere, che è come dire che qualcosa riesci sempre a sciogliere.
Almeno un paio dei mille dubbi che t’annodano la storia che ormai da troppo ti sta stretta in gola, la prognosi che si gioca in riserva la tua ansia e tu che non sai ancora di quale morte vivere e loro che non ti vogliono aprire spiragli di speranza.
La tensione della trama che s’è fatta sfilacciata in confusione e polvere e tutte quelle battute a perdersi, che tu le sapresti recitare a memoria ma ti dicono sempre che hai sbagliato copione, che è altrove che devi sbatterti e cercare e non si sa mai bene fin dove dovresti arrivare.
Sarà meglio lanciare moneta e non guardarla cadere, avanzare di passo nel buio, concedersi un quartino d’illusione nell’attesa del giorno che tutto può cambiare.
Risparmiare le virgole per correggersi in pausa, continuare a puntare il bersaglio, ostinarsi ad infrangere i veti e di ogni schianto non aver paura e non offrire mai nessuna resa.
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