Ilaria Guccione, Venitele a prendere (Palermo, 2012) |
Dice che l'amore scatta all'improvviso. Dici che scatta? Di certo scotta. E spesso scappa. Qualcosa di certo sempre scoppia.
Un giorno qualcuno dirà di loro che erano soli e non lo erano affatto. Il tempo di capire se di tempo per loro ne avanzasse o mancasse e il loro tempo era già finito.
Ci si prova ad andare lenti che ti trattieni il fiato e ti rimandi le parole, ci si ritrova sempre a bisticciare con quell'alta velocità che non la vuoi per niente ma impietosa ti ributta per strada. Non importa quale. E allora senza alcun preavviso non è più tempo di dire né volare. Rimane solo tutto questo niente intorno che fa troppo rumore.
E dai che ancora non è tempo per cambiare strada e direzione di sguardo e sentimento. L'amore è tutto tempo preso. E agli altri non importi dove e quanto, che a far di conto e andare di bilancio stanno raccontando altro.
L'amarsi è un continuo giocare all'inciampo. Sulle labbra, dici tu. Sulle parole, aggiungo io. Ché se smetti di parlare allora è tempo che ormai ci si perde ed è ora davvero di andare.
Ci si prova ad andare lenti che ti trattieni il fiato e ti rimandi le parole, ci si ritrova sempre a bisticciare con quell'alta velocità che non la vuoi per niente ma impietosa ti ributta per strada. Non importa quale. E allora senza alcun preavviso non è più tempo di dire né volare. Rimane solo tutto questo niente intorno che fa troppo rumore.
E dai che ancora non è tempo per cambiare strada e direzione di sguardo e sentimento. L'amore è tutto tempo preso. E agli altri non importi dove e quanto, che a far di conto e andare di bilancio stanno raccontando altro.
L'amarsi è un continuo giocare all'inciampo. Sulle labbra, dici tu. Sulle parole, aggiungo io. Ché se smetti di parlare allora è tempo che ormai ci si perde ed è ora davvero di andare.
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