Ilaria Guccione, Tentativo di fuga (Palermo, 2013) |
E cercare una via di fuga. Neanche guardarsi allo specchio,
che quello sguardo che mi insegue da giorni non mi piace, prendere quel che serve
e anche il superfluo ficcarlo in borsa e andare. La gente oggi mi guarda stranita
come se avessi qualcosa che non è al suo posto. Come se io avessi mai qualcosa
davvero a posto. Saranno questi occhi che condannano me e investono loro e
allora affretto il passo, non guardo chi guarda ma conto il mio passo
inseguendo per terra soltanto i passi degli altri e ogni ombra. Fino a perdermi e
non capire che cazzo ci faccio in quella piazza che è sempre la stessa ma io no. Quella che si è seduta a fumare una
sigaretta maldestra non ha più niente in comune con quell’altra e col suo
taccuino. Qualche residuo d’ombra, forse.
Mi concentro sulla gente che va: quei tre
ragazzi di paese contenti con buste da shopping, che poi me li ritroverò per
strada. Una coppia di giapponesi, lui con quel cappello e quelle scarpe assurde
e tutta quella roba in spalla per fotografare.
E intanto fa caldo, fa sempre caldo, ottobre e temperature
estive e malinconia autunnale. Lo odio quest'ottobre. Luce che fa male agli occhi che
si concentrano con disperata allegria su tutte le ombre che la gente lascia
passandomi davanti. Il venditore di cappelli che si avvicina continuando a
urlare che ne vende uno a tre euro. Donne con tacchi improponibili che non
cadono neanche se ci provi mentre io non faccio altro che inciampare. Per
strada, sul pavimento, tra un pensiero e l’altro. E allora riprendo a
camminare, giro su me stessa fino a ricontarmi il passo e andare. Non ricordo
dove, forse da nessuna parte. Forse potrei riuscire a perdermi del tutto e non
ritrovare neanche la strada di casa.
Oppure potrei andare all’inferno. Ché ci sono già stata fino a perderne il conto, basta camminare fin lì sognando come sempre di andare dalla parte opposta, in ogni mio possibile altrove. Altrimenti non ci arrivo, altrimenti non torno.
Ecco. Il ritorno sì che è un problema. Dovrei sapere anche come tornare ma ogni volta infinite strade mi girano per la testa. Mi girano la testa fino a stordirmi. E' che non so esattamente dove sto di casa, forse non l’ho mai saputo. Forse sono stata sempre semplicemente nel posto sbagliato.
Senza accorgermene cambio strada. Mi ritrovo in quel punto lì in cui sono già caduta e qualcosa si è rotto. E qualcosa si rompe di nuovo. Cerco di afferrare tutti i pezzi di me che vedo intorno ma ho davvero poco tempo, devo di nuovo scappare.
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