Sfiorare l’impossibilità è reato

Ilaria Guccione, Sui trampoli (Palermo, gennaio 2013)

         

C’è chi attende sempre la fine e si rimanda ogni inizio, roba che ogni fine ti anticipa mentre l’inizio lo travisi. Che ti rimane in tasca un’innocenza scaduta che si affretta a rincorrerti per scandirti puntualmente ogni fuga. Era un’altra esistenza, altri occhi: questo dicono i miei appunti. Giunsero poi stagioni di nebbia e di commiato. Certo che il tuo non è coraggio da coltello, certo che hai orizzonti sghembi e cuore di cemento. La resistenza del giorno difetta ora dei tuoi sguardi e mi sfiatano ricordi in controluce provenienti da una primavera differente o dai soliti abusati inferni.

Sfiorare l’impossibilità è reato, sognare di sfiorarla è un peccato.
Conservo ancora una matita paziente, quella utile per pochi saluti e nuove cose, per rifilarmi la solitudine e le attese. Disegno il tuo profilo silenzioso temperandomi un cielo ingombro di sogni di lamiera e di troppi fogli al vento. Per buona compagnia, per trattenere qualcosa mentre vado via.
Tratteggio il tuo sorriso in lontananza per ricordarmi di dimenticare che ciò che manca di rado sa tornare.