Ilaria Guccione, Andate a rubare (1) (Palermo, 2012) |
Ho rubato qualcosa a qualcuno che era appena mattino. Senza nessun
piano da tirar fuori al momento giusto dal mio zaino sdrucito. Ché il tempo mi mancava, che la voglia di far conti non l'ho mai avuta e poi già ci avevo perso in sonno e
non potevo più fermarmi a pensare ma solo spingere ed accelerare. Ho rubato che ne avevo assolutamente
bisogno, eppure non l’ho fatto per me. Ché le cose più belle e necessarie sono quelle che rubi per qualcun altro,
per farne un regalo inatteso, per tirarle per aria in una giornata estiva. E
tutti distesi su un prato ad aspettare che ci arrivi addosso, sicuri che non ci farà alcun male. Non mi capisci? E' che cose e persone le sai solo comprare o giocarci al baratto.
Ho rubato qualcosa che sapeva insieme di nuovo e di vecchio. Roba che non potevo farne a meno, roba che a pensarci bene qualcun altro me l'aveva rubata a sua volta. E allora che cazzo vuoi e ringrazia che prendo e vado via, senza spaccarti la faccia.
Andate a rubare tutto quello a cui non potete rinunciare e
che vi viene negato e sotratto. Non importa dove lo farete ma quando. Vi sentirete come appena scesi da un treno, in una stazione completamente deserta, a respirare l'aria fresca e pungente del mattino.
Ilaria Guccione, Andate a rubare (2) (Palermo, 2012) |
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