Ilaria Guccione, Fermata provvisoria (Palermo, 2013) |
Di tempo in tempo capita sempre un tempo sbagliato, quello di quando ti sbagli il marciapiede dell'attesa e qualcuno di estremamente importante ti passa troppo distante che non riesci neanche a metterlo a fuoco e qualcosa di assolutamente necessario ti accade di fronte e non fai in tempo a farne parte. Perché dovevi arrivare fino alle strisce, perché dovevi aspettare il lasciapassare del semaforo. Ché senza regole non si va, ché senza permessi non si sta. Perché ti sei detto sottovoce che di tempo in quel tempo lì non ne avevi per niente e nessuno.
A quel punto puoi sempre dirti che tanto poi ti capita di nuovo e che in fondo, se non c'eri tu, era roba di poca rilevanza e rimanere ad aspettare fiducioso l'arrivo di un mezzo che ti riporti a casa. O di un qualunque passaggio che almeno ti dimezzi la strada. E' la soluzione più facile, così eviti di contarti tutte le occasioni che hai mancato. E guarda che nessun dio vede e provvede arriverà a lavarti la coscienza o asciugarti il rimpianto. Per il rimando a domani, per il magari fra un anno ripasso. E intanto ti coltivi la tua apnea da parole, e intanto continui a evitarti ogni tuo santo passo.
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