Ilaria Guccione, In vendita (Palermo, 2013) |
Spazio. Occupare spazio invadendo sempre quello degli altri perché la regola è farlo proprio, segnando tutto con marchi indelebili che non consentano proteste né commiati. (Certo, finché dura.) E sempre calpestandoti qualcosa che dovrebbe farti gridare ma hai anche così tante mani intorno al collo che non sai più neanche parlare. E continuano a dirti che è tutto normale, che continua così, che non devi mica avere dubbi, che se lo fanno gli altri lo devi fare anche tu. (E, finché dura, è tutta cattiva ventura.)
Mi vado incontro. E se m'incontro torno. E giuro che se torno ti porto in dono qualcosa, di quelle che non le vendi e non le compri, di quelle che stavi cercando da tempo e poi te ne sei dimenticato, anche se prima eri sicuro di non poterne fare a meno.
E tu intanto prova a chiederti cosa ti sia indispensabile. Ma non cercare risposte negli altri che proveranno a convincerti di avere la soluzione a portata della loro furbizia, non le pensare in vetrina tra le ultime mode schiacciapensieri o eludi vita o nel reparto modi di dire e frasi di scarto. Prova a sognarci su, nel poco spazio che ancora ti è rimasto. Prova a girarti intorno fino a quel capogiro buono per farti cambiare direzione e riguadagnare senso. E andare via, raccattandoti tutta la memoria che puoi e il tuo libero spazio.
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