Provo che ci riprovo ad andare.
Fin dove arrivano gli occhi.
Fin dove possono i passi.
Fin dove sanno le dita su un qualunque foglio.
Fino al mio prossimo Altrove.
Spider-Boy
giovedì 14 febbraio 2013
Vale, per quel che vale
Ilaria Guccione, Dentro la pozzanghera (Palermo 2013)
Acqua che cade e non cade e intanto c'è da andare. Acqua che piove sempre nel posto sbagliato, dal tetto bucato, su un materasso occupato e sulle scarpe buone degli altri, quelle da tacco in festa che non ti portano mai da nessuna parte ma ci vai su lo stesso. Acqua che preferisco i miei stivali consumati buoni per passi lunghi. E intanto baci e bacetti, fiori e regali cadono a pioggia di vetro in vetro. Che più ti compro e più ti amo e più ti amo e più mi costi. Di santo in santo, si cambia prezzo ma non il vanto. Roba
da scappare. E poi concedersi quella mia solita panchina per riprendere fiato e raccogliere parole da promemoria per i prossimi giorni di pioggia. Che un po' si bagnano, un po' si confondono e allora ricomincio da capo. Ti
ho incontrato capovolto tra una pozzanghera e l'altra. Non eri più lo stesso.
Dicono: lavori in corso, poi andrà meglio. Ma avevi labbra rifllesse di un grido muto e nessun braccio accanto che fosse pronto a tirarti d'impaccio. Vado che devo andare, che oggi è tutto tempo che mi sbatte contro. eE io che invece ho solo voglia di scappare. Vado che neanche apro l'ombrello, con la pena che mi fa questo inciampare. Ed io che
continuo a raccogliere ogni goccia, vado vagando in tutto questo tempo mio che se ne fotte di orologio e calendario.
Vale, per quel che vale. Cerca di starmi bene, insomma. Almeno fino al tuo prossimo temporale.
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