Spider-Boy

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mercoledì 13 febbraio 2013

La puttana e il filosofo

Ilaria Guccione, Il gioco del silenzio (Palermo, 2013)



La bella ragazza gli propone di offrirle da bere. La bella ragazza è una puttana. Lui è un filosofo che ha superato la sessantina. Lei si siede accanto a lui, lui le parla di Dumas. Parla per parlare e parla del parlare.*

E non si potrebbe invece smettere di parlare, non sarebbe meglio. Che alle volte le parole giuste non te le trovi da nessuna parte e allora magari è meglio il silenzio, vivere in un assoluto rassicurante silenzio. Perché, se le parole non le trovi, vuol dire che loro non fanno altro che giocare a nascondino tra la testa e la lingua e tradirti. Dice lei.

E guarda che anche noi le tradiamo, le parole. Bisognerebbe riuscire a dire quello che c'è da dire e che siamo così bravi a scrivere. Il problema è trovare le parole giuste, quelle che non feriscono, quelle che non uccidono, quelle che riescono ad essere vere, che quel che dici ti coincide con quel che pensi, che è parola muta. E mentre le cerchiamo, oscilliamo. E mentre le scegliamo, sbandiamo. E mentre le escludiamo, a volte finiamo col mentire senza volere ingannare. Bisognerebbe anche essere allenati ad usare la testa, sennò si fa la fine di Porthos che l'unica volta che si è fermato a pensare non se l'è potuta godere perché ci ha lasciato la pelle.
Parlare in un certo senso è mortale. Perché è come rinascere, come se non facessimo altro che passare dalla morte di una non vita fatta di silenzio a una nuova vita ricolma di parole. Dice lui.

Parlare è accettare il rischio.
E allora le parole. Usarle, tirar fuori proprio quelle. Quelle che sai, quelle che so. Quelle che se non lo fai ci muori due volte ad ogni silenzio o ad ogni sillaba soffocata con cura dal peso delle prime tre che tieni in serbo sul letto per cautela.
Per parlare bisogna usare parole.
Per comunicare bisogna sapere e volere usarle. Dico io.


* La puttana è Nana/Karina, il filosofo è Brice Parain. Il film è Vivre sa vie, di J.L Godard, 1962. Il dialogo tra i due avviene nella parte finale dell'undicesimo quadro ("Nana fa della filosofia senza saperlo").



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