Spider-Boy

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mercoledì 23 gennaio 2013

Godard e le parole sospese

Ilaria Guccione, Stare in panchina (Aspra, 2012)
 
"Forse un oggetto è un legame che ci permette di passare da un soggetto all’altro, di vivere in società, di stare insieme. Ma allora, poiché le relazioni sociali sono sempre ambigue e poiché il pensiero divide così come unisce, poiché le parole uniscono per quello che esprimono e isolano per quello che omettono, c’è un grande abisso che separa la mia certezza soggettiva dalla verità oggettiva che io sono per gli altri. Poiché so di essere colpevole anche se mi sento innocente. Poiché ogni evento trasforma la mia vita quotidiana. Poiché sbaglio a comunicare, a capire, ad amare o essere amato. Poiché ogni fallimento mi confina nella solitudine. Poiché...
(J.L. Godard, Due o tre cose che so di lei)

In equilibrio precario che il vento lo muta. Così restano le cose sospese a misurarsi la distanza tra attesa e caduta. Ho sognato la scena di un film che avevo già sognato.

Casa chissà di chi. Interno, imbrunire. 
Lei è in piedi, guarda fuori dalla finestra. Lui è seduto, le dà le spalle, fissa la porta. Una mano poggiata sul tavolo sfiora un accendino. Lei gli sfiora con lo sguardo le spalle per un attimo soltanto, il tempo di pronunciare la prima battuta.
-Va bene o va male?
- Non so che ora sia.
- Hai da accendere?
- Mi dispiace, sono astemio.
- Te lo ricordi almeno quel tuo settembre nero in cui io c’ero?
- Ho un appuntamento e sono in ritardo.
- E sai di che colore è questo mio?
- Credo che pioverà a breve.
- C'est vraiment dégueulasse.*
- Cos’hai detto?
- Insomma, fa veramente schifo.
- Non t’ho capita.
- Quello che ci tradisce non è mai il tempo.
- Non ti capisco.
- Non mi guardare. 

* E' l'ultima battuta pronunciata da Michel/Kovàcs/Belmondo in À bout de souffle, di Godard. E' quello schifo che lascia il finale in sospeso: fa veramente schifo morire? O essere stati traditi dalla bella americanina Patricia/Seberg e dover crepare proprio sotto i suoi occhi? O forse non è vero che tra il dolore idiota da compromesso e il niente avresti scelto il niente, ché ti si mischiano entrambi all'ultimo respiro che hai e non hai il tempo di scegliere.
Patricia non ha capito la frase e il commissario le risponde modificandola, perché le suoni come una condanna: "vous êtes vraiment une dégueulasse", insomma ha detto che tu sei veramente una schifosa. E lei se ne va, e sulle labbra lo schifo e un punto di domanda, portandosi dietro unicamente la colpa di non conoscere il significato di quella parola.
Nel doppiaggio italiano la frase di Belmondo è diventata "sei proprio schifosa", le parole cadono sull'asfalto e ci regalano quell'unica certezza possibile: con Michel è stato ammazzato anche il finale del film. C’est vraiment dégueulasse.





















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