Spider-Boy

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venerdì 11 gennaio 2013

Una colonna sonora per il silenzio

Ilaria Guccione, Ti guardo le spalle (Palermo, 2013)


 
Occorrerebbe una colonna sonora adeguata per tutto questo silenzio. Ci vorrebbe una musica adatta per mettere a tacere questa malinconia che sa farsi rabbia. Qualcosa che giri nella stanza e accompagni questo girare della testa, queste parole che fanno vibrare le pareti. Questo rincorrersi dei pensieri che fanno fatica a salire le scale e allora si calpestano l’uno con l’altro, mentre io dico: fermati. Mentre io dico: vattene. E mi maledico il viso e quel suo farsi pietra. E ancora mi ritrovo a dire: torna indietro, rientra nella mia testa. Così ti inghiotto, ti frantumo, ti faccio niente.
Mi servirebbe una compagnia di note per respirare piano, almeno il tempo di una canzone, per rimandare queste condanne che ti regala l'assenza. Che poi mi si appanna lo sguardo e guardo verso il pavimento che è confusione di carte e di immagini andate, che se mi giro verso la scala mi ci perdo e ci cado. Che tu lo sai di cosa parlo ma non è detto che ricordi. Ognuno ha la memoria che vuole. Ed il mio danno io me lo pago in centesimi di rovina di notte in notte e mi maledico ancora il viso che si fa di pece e quello sguardo che mi ritrovo di giorno per strada. Strada cattiva che, se per caso mi incontro, non so neanche cosa dirmi. Forse mi merito un saluto ma mi riconosco a stento mentre mi seguo l’ombra e il dispiacere. E la punta degli stivali per non perdermi il ritorno. E mi calpesto il passo. In insolute veglie.
C’è qualcosa di ferocemente straordinario in ogni assenza. C’è una meraviglia inesausta davanti a tutte quelle domande che cadono e t'inciampano sui gradini e ti si impigliano tra un binario e l’altro. E tutta questa voglia irrefrenabile di urlare dovunque tutte le parole che hai.  




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