Spider-Boy

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martedì 5 febbraio 2013

Sulla punta delle dita

Ilaria Guccione, Prova a prendermi (Palermo, 2013)
 
Storia che ce l'ho sulla punta delle dita e lì mi rimane sospesa e intrappolata. Che per non dimenticarla continuo a ripetermela sottovoce, parola per parola per ripassarmi il senso, se solo me lo trovo a portata di memoria. Storia che fuori proprio non vuol venire perché è rimasta lì, in mezzo a non so che piazze di silenzio, in bilico tra un binario e un altro che cerca di non farsi travolgere dal treno sbagliato e ogni volta nessuno se ne accorge perché a nessuno gliene frega niente.
Storia che gira e stride.
Storia che la comincio sempre dalla fine e allora poi mi tocca ripetermi tutti i passi indietro, lenti e distanti, veloci e vicini e solo io so dove vado ma forse sbaglio perché non arrivo mai.
Storia che poi mi stanco, che anche oggi si è fatto tardi e allora non mi rimane che buttarne i pezzi alla rinfusa perché mi caschino addosso, perché mi facciano meglio lo sgambetto ed è un continuo gioco a cadere e raccogliere e contare il tempo che ci impiego a rimettermi su per poi ricascarci.
Storia che a volte me la vedo passare per strada e lei ci prova anche a chiedermi qualcosa ma io neanche le rispondo perché  in quei momenti lì mi sembra di non saperne più niente e le dico: ripassa più tardi.
Ho incontrato muri provvisori per nuove eternità e minacciosi avvisi di crollo. Mi sono chiesta che storia sia quest'altra qui che non ti puoi fermare un attimo e ti cambiano tutto. Tirano su qualcosa di nuovo per non farti vedere cosa di vecchio ti hanno distrutto intorno o magari è ancora tutto lì ma te l'hanno nascosto. Non ti diranno mai niente e tu o tiri dritto o ci giri intorno perché hai paura del crollo e poi va a finire che a crollare sei tu. E forse somiglia un po' alla storia che mi porto dietro.
E allora la storia, com'è la mia storia, quella che mi resta in bilico tra un piano e l'altro? Ma forse è tardi, per oggi è tardi e io non ho neanche capito se sono rimasta ad aspettare in alto o in basso, per strada o in casa.
Storia che forse è meglio giocarci a nascondino a piazza Marina, giocare di radici, che anche se cadi a qualcosa le dita si aggrappano, qualcosa di sicuro trattengono.



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