Spider-Boy

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lunedì 23 dicembre 2013

Il natale ai tempi dell’Upim

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Ilaria Guccione, E la peppa! (Palermo, dicembre 2013)

Ci si contava le poche lire bambine di dicembre e si stringeva un patto di natale tra sorella maggiore e fratello e aria da cospirazione che soffiava tirandosi dietro la porta della stanzetta. Erano i tempi dell’Upim che erano pochi passi da casa e andiamoci che qualche cosa ci si trova, calpestando sparuti tappetini rossi. Ma guarda che al nonno, diceva la figlia, vanno bene dei fazzoletti e per la nonna comprate le saponette Palmolive, che lei usa solo quelle per lavarsi il viso. Roba che oggi mi fa venire in mente con un sorriso una foto di Nino Migliori ma allora era un contarsi le monete perché il sapone fosse tanto e i fazzoletti anche e ti meravigliavi ci si potesse far felici con così poco che di pulito sapeva così tanto.
Erano i tempi che ancora ci stavano i negozi di dischi e guarda un po’ che fortuna, ci sono quelli di Vecchioni che li vendono a niente e per quanti anni si è andati a colpo sicuro con un album suo e intanto si passava alle musicassette e poi ai cd ma per fare il regalo a nostra madre il professore è stato sempre il miglior babbo natale.
Erano gli anni che ad arrivare a piazza Politeama sembrava di fare quasi una gita importante e se poi ti spingevi fino in centro storico il viaggio diventava un'avventura strabiliante.
Erano i giorni che a casa ci scappava la proiezione del film e, a ricordarlo proprio oggi che Giuseppe Tomasi di Lampedusa compirebbe 117 anni e vabbè sono troppi ma a cosa pensi mai eppure se ci pensi un attimo è morto che ai 61 non ci è arrivato ed erano ancora pochi, mi rivedo sul divano a guardare e riguardare solo Il gattopardo.
Erano i tempi del presepe, che a metterci mano non si poteva che non è cosa tua e dai che sei troppo piccola ma magari passami il pezzo di sughero o il pastore però l’anno dopo chissà forse mi faccio grande ma ancora aspetto e il presepe non lo si fa più. Ed io che ci passavo ore lì davanti, il tempo scandito da lucine intermittenti, a inventar storie tra una grotta e un fiume che col Vangelo non c’entravano neanche un po’.
Erano i tempi del babbo natale che ti aspettava per una foto ricordo in via Mariano Stabile, che era la via de L’Ora ma allora il tempo te lo misuravi solo in giorni di festa. Erano i tempi della caccia al tesoro, l’arrampicata in due per aprire l’armadio che dentro di sicuro ci trovi qualcosa, il soppesare pacchi e la speranza buona che ci fosse dentro proprio quel regalo là.
Oggi sono tempi che da tempo ormai mi danno solo noia e impiccio a scansar buste per strada che reggono persone e a guardare questo tempo accelerato degli altri che si misura in file per pagare e che cozza col mio che non ha mai niente da contare.
E scusa se non ti ho regalato niente ma a giocarsi il tempo su piani diversi, anche ad averci qualcosa da scambiare, non ci si incontra mai.

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