Spider-Boy

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domenica 1 settembre 2013

La pozzanghera



Pozzanghera
Ilaria Guccione, Con un grido non arrivato in superficie (Palermo, 2013)
 

Ricordo bene quella paura infantile.
Scansavo le pozzanghere,
specie quelle recenti, dopo la pioggia.
Dopotutto qualcuna poteva non avere fondo,
benché sembrasse come le altre.
(W. Szymborska, da: La pozzanghera)


Non c'era tempo da perdere, ancora qualche passo e quei due l'avrebbero visto, riconosciuto, inchiodato sull’asfalto, bombardato con frasi tratte dal copione del “ma che combinazione, parlavamo di te proprio ieri” e infine crocifisso ai soliti ingiusti punti di domanda. E lui di risposte non ne aveva, non che non ci pensasse ogni giorno, vabbè un giorno sì e due no, ché c'era da lavorare, veder gente, scegliere il vestito buono per la festa, ma erano passati anni e ancora non era riuscito a trovarne per sé di risposte, figuriamoci per gli altri. Per lui era già troppo essere in debito con se stesso, interrogarsi e rimandarsi il tempo per un'assoluzione o una condanna. Nessuna traversa a portata di piede. Quel dannato semaforo rosso alle sue spalle.
Non gli restò che tuffarsi dentro quell'enorme pozzanghera, unico ricordo di un recente temporale di fine estate, capovolgersi il senso e la figura. Gli si sospese ancor di più il tempo, e certo che ora ne aveva a volontà per pensare, ma se lo spendeva tutto nell'attesa della pioggia, per poter guardare -non visto- tutta quella gente passargli accanto tentando in ogni modo di schivarlo.









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