Spider-Boy

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sabato 21 settembre 2013

Vucciria


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Ilaria Guccione, Il guardone (Palermo, 2013)
 
"Poi, riemergendo a quella luce di lacca e d'oro, lei domandò - Il pittore, come si chiama il pittore? - Boucher, mi pare: Francois Boucher - e in piedi, guardandola, distesa ora sul dorso, non piú nella grazia del quadro vivente ma disarticolata nel soddisfatto languore pensò «Francois Boucher: boucher, boucherie, vucciria. Vucciria. Il mistero che è in ogni lingua: per un francese i quadri di questo pittore, cosí luminosi, cosí sensuali, cosí pieni di gioia, forse avranno una sfumatura, appena una sfumatura, di macelleria, di vucciria. Io, pur conoscendo il francese, sto pensandoci ora: il nome Boucher fino a questo momento è stato per me incanto, desiderio...»."
(Da: Leonardo Sciascia, Il consiglio d'Egitto)

Vucciria che è intrico di balate, che se ci scivoli su dice che porta bene perché vuol dire che sono ancora bagnate. Che è ricordo di una donna e sul suo viso sempre quel sorriso aperto che rimaneva ancora di bambina. Lei che era nata straniera e che qui, per accidente di guerra, ci passò la vita. E se la tolse poi, scivolando giù di piano in piano, in un'altra città che le veniva straniera, per scegliersi da sé la fine in barba ai dottori e al dichiarato male.
Vucciria che si è fatta timido mercato, che ti parla di crolli e di opportune ricostruzioni e il perché vallo a chiedere alle vecchie e nuove istituzioni, ché la storia si ripete e si sovrappone in postume salvezze armate di cemento, e a loro soltanto non reca mai alcun alcun danno.
Vucciria che sulla bocca nostra significa confusione di voci e passi, frastuono, bordello, elogio di ogni caos che ci fa regola e parentela.
Vucciria che è amici e birra nel sole di agosto e scatti a giocarsi di sorpresa il gesto e il viso.
Che è pure quel quadro lì del '74, abusata icona e souvenir da cartolina, esposizione enciclopedicamente ordinata di mercanzia e, a spiccare su tutto, quel culo di donna che quell'uomo che le viene incontro ancora non ha visto e già vorrebbe comprare.
Te lo ritrovi allo Steri, che fu sede di morte e di dolore e a guardarlo magari ti ritieni anche fortunato, ché prima stava chiuso nella stanza del rettore.
Ma quando scende sera quei luoghi là, che puzzano ancora di potere, baciati dall'artificio di una luce di spettacolo, non fanno paura a nessuno e tu ti metti in croce a un muro e ci ridi su.





 












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