Spider-Boy

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martedì 29 ottobre 2013

Dove non posso essere


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Ilaria Guccione, Fin dove arrivano gli occhi, si è già (Palermo, 2013)

Dove non posso essere.
Infatti sono su
questa carta e nella
parola, che do.
perché la carta svolazza,
allora nemmeno io posso riposare,
e svolazzo a brandelli
sulla strada, di qua, di là, qualcuno
allora vi riavvolge il coltello
insanguinato, perché nessuno lo
veda.
(Ingeborg Bachmann) 

Dice che aveva un nome che se lo sai te lo ricordi per forza. Dice che aveva mani buone per ogni tempo cattivo e pensieri di cera e fuoco per infliggersi ogni condanna da sé. E nessun riparo per le notti di pioggia e di tormento ma una lama nel fianco a regalargli fedeltà compagna. Non esistono giorni che durano, diceva. Solo un grido e la sua eco resistono, bianchi, senza fine.
Per salvare i ricordi gli rimaneva un unico sorriso sulle labbra livide, che se lo accendeva quando gli gelava il cuore ogni lontananza.
Dice che teneva in pugno tutte quelle sue parole come coriandoli compresse tra i ricordi e le dita. Buone per colpire, cattive da ascoltare, che è meglio che ognuno se le conti in solitudine santa, che è meglio che ognuno se le sconti con senno e con pazienza.
Dice che il suo nome non si dice e io almeno per cent'anni sola mi trattengo e quel suo nome taccio.
 
















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