Spider-Boy

Spider-Boy

domenica 27 ottobre 2013

Jules et Jim. Et le tourbillon de la vie


P1010763
Ilaria Guccione, Le bonheur se raconte mal (Palermo, 2013)


Tourbillon: il senso del girare vorticoso, di vento e d’aria e d’ogni cosa che ti si muove rapida dentro e intorno e genera tumulto nella vita.

1956. François l’aveva scovato fra tanti libri d’occasione ed era stato un coup de foudre già dal quel suo titolo che aveva trovato così musicale: Jules et Jim. E lui, critico cinematografico che sognava di fare il regista, aveva subito desiderato farne un film e intanto leggeva il romanzo due volte l’anno e intanto pensava con tristezza che quella storia non fosse proprio possibile portarla sul grande schermo. Fino a quando quel suo sogno di far film non si avverò e lui si convinse del contrario.
1961. On va chanter, disse Truffaut in quella giornata di riprese mancate, l’incidente occorso ad un operatore e poi i soldi che stavano finendo. On va chanter, Jeanne, come quando noi si gira cantando a squarciagola a bordo della Facel Véga decappottabile.
E così Catherine/Jeanne Moreau canta Le tourbillon de la vie, accompagnata alla chitarra dall’amante Albert/Serge Rezvani.
On s'est connus, on s'est reconnus,
On s'est perdus d’vue, on s'est r'perdus d'vue
On s'est retrouvés, on s'est réchauffés,
Puis on s'est séparés.
L’autore del libro, Henri-Pierre Roché, era rimasto entusiasta all’idea del film ma non aveva fatto in tempo a vederlo né a vedere tradotta in più lingue quella parte della sua vita che aveva scelto di raccontare ormai settantenne, la storia della sua amicizia con lo scrittore tedesco Franz Hessel/Jules e della sua relazione con la moglie dell'amico, Helen Grund Hessel/Kathe.
Truffaut racconta che la scelta di non rendere eccessivamente drammatiche alcune scene fu per lui un modo di rispettare Roché che le aveva rivissute a distanza di anni. Il film, come il libro (pubblicato nel '53), doveva essere un album di ricordi.
E dice della sua soddisfazione per avere fatto riscoprire, col suo film, un capolavoro sconosciuto, ché spesso nel mondo del cinema ci si presta a un gioco immorale, quello di appropriarsi di un libro molto noto e magari vien fuori anche un bel film ma intanto ci si approfitta della fama del romanzo.
La canzone, dicevamo. Una canzone che non è nata per il film ma che allo stesso modo dice d'amicizia e d’amore. Rezvani l’aveva composta sette anni prima raccontando la storia d'amore del suo migliore amico Jean-Louis Richard con la Moreau, che si era conclusa con un divorzio nel 1951.
Si tratta dell’unica parte del film in cui il suono è in presa diretta e il regista ha scelto di inserire quella versione che nella sua spontaneità non poteva che risultare perfetta: quella in cui Jeanne si confonde e inverte due versi:
On s'est retrouvés, on s'est séparés,
Puis on s'est réchauffés.
Désolé, Serge! Suggerisce quel suo gioco di mani accompagnato da un sorriso, mentre continua a cantare.
E lui che sembra risponderle a sorrisi e con quel gesto del capo: peu importe, Jeanne. C’èst (le tourbillon de) la vie!







Nessun commento:

Posta un commento