Spider-Boy

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lunedì 22 aprile 2013

Aspettando Godot



Ilaria Guccione, En attendant (Palermo, 2013)

 
VLADIMIRO: A ciascuno la sua piccola croce. Durante il piccolo oggi e il breve domani.
ESTRAGONE: E mentre aspettiamo, cerchiamo di conversare senza montarci la testa, visto che siamo incapaci di star zitti.
VLADIMIRO: E vero, siamo inesauribili.
ESTRAGON:E Lo facciamo per non pensare.
VLADIMIRO: Abbiamo delle attenuanti.
ESTRAGONE: Lo facciamo per non sentire.
VLADIMIRO: Abbiamo le nostre ragioni.
ESTRAGON:E Tutte le voci morte.
VLADIMIRO Che fanno un rumore d'ali.
ESTRAGONE: Di foglie.
VLADIMIRO: Di sabbia.
ESTRAGONE Di foglie.*

ATTO I
Ad aspettare. Il ritorno del sole che se non c'è ti maldispone la giornata o il passaggio di un autobus che sennò fai tardi a lavoro. Quella telefonata che non ci dormi, sempre che tu faccia in fretta ad offrirle la voce prima dell'ultimo squillo.
Ad aspettarti sempre una buona o una cattiva uscita, rischi di addormentarti all'arrivo della primavera, di sbagliare la fermata, di non uscire neanche da casa o di non ritrovare più la strada per tornarci in tempo per la cena.
Le foglie, quelle sì che non aspettano. Anzi, aspettano il giusto e poi si lasciano cadere. E intanto non smettono per un attimo di parlare, non si accontentano di essere vissute né di esser morte. Bisogna che parlino, fino all'ultimo soffio di vento. E tu rimani qui a cercare parole da dire o da cantare ma ti manca sempre il coraggio dell'inizio.

ATTO II
Il secondo atto ripete di necessità il primo. Fallo cominciare dalla fine o dall'inizio, come ti torna più comodo per vincerti la noia e mantenerti un'ombra di speranza sulle spalle. Siediti un po' più a destra sulla panchina, guarda l'albero che hai accanto e prova a convincere il tuo compagno di sedute che è lo stesso albero di ieri e che oggi è pieno di foglie. Lui ti dirà che ti stai sbagliando e che, anche se non avete fatto un solo passo, ieri eravate in un altro posto. E così rimani qui a cercare di distinguere i giorni e intanto un'altra sera se ne va. Le parole son sempre quelle di prima, quelle che più le cerchi e più ti si ingarbugliano tra rami ormai secchi.

* da: Aspettando Godot, Samuel Beckett. 




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