Spider-Boy

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venerdì 26 aprile 2013

Di baci a migliaia

Ilaria Guccione, Dammi mille baci che sappiano di mare (Palermo, novembre 2012)

Il pomeriggio sa di pioggia, che anche se ora ha smesso te la ritrovi fuori ad ogni passo.
(E attenta che ora scivoli. Poco, ti manca poco e scivoli.)
Il bambino in calzoncini ha un secchio da svuotare ma al cassonetto non ci arriva e allora apre un enorme sacco nero buttato per terra. Se ne va soddisfatto circumnavigando le pozzanghere. A due passi c'è una via che è tutta un fremito, un avanzare di sedie e tavolini in attesa di avventori e bicchieri da riempire e vuotare, possibilmente ad alta velocità. Non so perché ma mi viene in mente Catullo, quello che Lesbia l'amava e l'odiava e intanto continuava a scriverne. Sull'edizione critica dei carmi di Catullo ci ho passato ore in bilico tra metrica e traduzioni e ogni tanto qualche verso ancora mi assale, rigorosamente in latino. Il professore di Letteratura latina I era l'unico che alle otto del mattino lo trovavi già in aula. Quello che Catullo l'aveva tradotto in siciliano e allora ci declamava le poesie. Quello che il giorno del mio esame: Ilaria ma che bel nome, io da giovane ero innamorato di Ilaria Occhini. Quella che giorni fa l'ho vista recitare, giovanissima, con Paolo Stoppa nelle vesti del commissario De Vincenzi.* Quello che era il protagonista dei gialli di Augusto De Angelis. Quello che un fascista l'ha ammazzato a forza di botte, nel '44.
Da mi basia mille, deinde centum,** verso che in italiano è ben noto ai consumatori di baci Perugina. E quando di baci ne avremo raccolti ormai a migliaia, dice lui, ne confonderemo il totale per perderne il conto noi stessi. Perché nessun bastardo invidioso ci affascini. Cioè ci faccia il malocchio. Ché le persone felici dovevano guardarsi dagli iettatori, ché se qualcuno ti sapeva ogni tuo bene, il rischio del tuo male aumentava. E allora dovevi pur far qualcosa, magari sputarti sul petto, come Teocrito*** o dichiarare bancarotta,**** come il poeta latino, perché nessuno quei baci li potesse rovinare.
(E attenta che ora, tra versi e ricordi ti confondi.)
Poi mi viene in mente quella canzone che: e vorrei contare i tuoi capelli fino all'ultimo senza sbagliare e alla fine dire che son belli e confonderli e ricominciare. 
(So cadere quasi sempre in piedi e se mi vuoi contare i capelli, sappi che il conto lo perdi prima ancora di cominciare.)

* Ne: La barchetta di cristallo (1977).
** "Dammi mille baci e poi cento": Carme 5, quello che comincia con: Vivamus, mea Lesbia, atque amemus. ("Viviamo e amiamo, Lesbia mia".)
*** Idillio 6, 39: Per evitare il malocchio, tre volte ho sputato nel mio petto.
**** Conturbabimus illa: "ne imbroglieremo la somma". Conturbare rationes, rem familiarem o in assoluto conturbare: "far bancarotta". (da: Il libro di Catullo, Introduzione testo e commento di M. Lenchantin de Gubernatis, Torino, 1991.)




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