Spider-Boy

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martedì 9 aprile 2013

Tra vecchi libri e mutande nuove

Ilaria Guccione, Flaccovio tra reggiseni e fast food (Palermo, 2013)


PALERMO, INIZIO ANNI CINQUANTA.
L'uomo alto e robusto ogni mattina si lascia il mare alle spalle e attraversa il centro storico. L'uomo fa colazione sempre nella stessa pasticceria, in compagnia di un libro e niente di strano che ci rimanga delle ore e faccia fuori un romanzo intero. Poi compra dei dolci, li ficca in quella sua borsa di cuoio dalla quale, insieme a libri e pasticcini, possono far capolino anche delle zucchine e raggiunge la libreria Flaccovio, dove rimane a lungo a sfogliar volumi. L'uomo si lamenta perché “Qui a Palermo, non soltanto non giungono le  opere degli autori inglesi moderni, ma neppur si può sentire la loro eco. Flaccovio espone in vetrina, non senza sussiego, come “novità” The Cocktail Party e The Family Reunion che hanno venti anni di anzianità. Che Graham Greene esista lo si sa per fama ma non in modo tangibile (nel testo). Occorre andare per lo meno fino a Roma o sottomettersi al supplizio delle “ordinazioni” (che due volte in tre non hanno esito) per avere un esemplare di un libro corrente.” *
L'uomo scrive. Un romanzo che agli editori non piace, il primo a rifutarlo sarà nel '56 quel "cochon" di Mondadori.** Ma lui continua a lavorarci e, ricoverato in una clinica romana, ultima un altro capitolo.  E' il 1957, il libro glielo rifiuta anche Vittorini, la comunicazione arriva tra il 17 e il 18 maggio.
Il 23 luglio Giuseppe Tomasi di Lampedusa muore a Roma per un tumore ai polmoni. Il Gattopardo verrà pubblicato l'anno successivo da Feltrinelli.



PALERMO, APRILE 2013.
E dice che ora che Flaccovio ha chiuso i battenti in quella libreria, nata nel 1938, si venderanno mutande, eppure se ci passi davanti ci trovi scritto che è chiusa per rinnovo locali e non te l'immagini. E chissà cosa diventerà quella libreria Agate che era anche casa editrice e che fu rilevata da Flaccovio e che è nota come libreria Dante, quella ai Quattro Canti, quella davanti alla quale Tomasi passava la mattina attraversando corso Vittorio Emanuele, arrivando ai Quattro Canti, dove già nel Settecento nella sua Stamperia dei Santi Apostoli, un certo Pietro Bentivenga i libri li stampava e li vendeva. E intanto quel palazzo di famiglia che Tomasi avrebbe tanto voluto far rivivere dopo le devastazioni dei bombardamenti, diventa un condominio di lusso.
Ma in fondo sono tempi che in libreria ci vai per mangiare il panino con la milza e magari, prima di salire al bar, puoi anche comprarti una bella tazza così poi ti ci fai versare il the che più ti piace e poi magari se ci pensi compri anche qualche brutto libro.
Ma in fondo sono tempi che ci usiamo e gettiamo con la stessa velocità di quelle paia di mutande e calze da prezzo conveniente e qualità scadente, che gli cambi solo il marchio e per il resto si va avanti contenti a vita e memoria breve.


* Riportato in: David Gilmour, L’ultimo gattopardo. Vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ed. Feltrinelli 2003,  p. 128. (La reperibilità di certi libri rimane, in certe librerie, un problema.)
**  "Refus de ce cochon de Mondadori", annota la moglie nel suo diario, il 18 dicembre 1956.

Ilaria Guccione, Nuoce gravemente alla vista? (Palermo, 2013)

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