Spider-Boy

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venerdì 8 novembre 2013

Giocarsi a carte scoperte


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Ilaria Guccione, Mancarsi gli occhi (Palermo, novembre 2013)

Lei gli ostentava i suoi begli occhi bassi, e non era dispetto né paura ma il ripassarsi con coraggio del commiato l'andatura.
Lui le cercava ripetutamente il viso, per riproporle compromessi noti come fossero un regalo inaspettato e perché lei gli ammirasse il suo sorriso becero e ostinato.
Lei scivolò un istante sui soliti pensieri accesi, si ritrovò scottata e canticchiò alla punta delle scarpe quella vecchia canzone con la sua andatura stonata.
Lui disse guarda che domani io e poi dopodomani noi. Ma insomma tu. Perché non mi guardi più? Perché lo sai che io. Ciononostante noi. Ma insomma tu. Perché cazzo non vuoi guardarmi più?
E’ che lei, a furia di giocarsi sempre a carte scoperte, ormai sentiva un freddo da farle crepare il cuore. E allora continuò a cantare lentamente quella canzone, che sapeva scaldarla più di qualsiasi bottiglia.
Gli lasciò frettolosa sul tavolo un due di picche con il bicchiere mezzo pieno e il conto da pagare, ché lo sapeva bene ormai: soltanto quello lui era in grado di saldare.
Lui la rimpianse tanto ma proprio tanto: il tempo che durò tra loro quell'imprevisto e rapido saluto.


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