Spider-Boy

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mercoledì 27 novembre 2013

Io, quand’ero piccola


Nipote
Ilaria Guccione, Nonna e nipote. O almeno così mi piace immaginare (Palermo, luglio 2013)

Io, quand’ero piccola.
Le storie non me le facevo mai mancare. E passavo ore a guardare vecchie foto su cui avevo sempre da inventare e mi dicono che l’album del matrimonio dei miei l’ho fatto a pezzi. La mia prima storia scritta a inchiostro e carta la portai al mio maestro delle elementari perché le trovasse un titolo. E quante storie allora che prendevano forma nel giocare e io a distribuire ruoli e battute.
Io, quand’ero piccola.
Glielo dicevo alla baronessa di Carini che doveva scappare ma lei non mi ascoltava e si faceva ammazzare. E poi c’era quell’impronta di sangue su un muro del castello e io che la volevo vedere ma mai nessuno che mi ci abbia voluto portare. E quel Cesare Lanza, il padre della baronessa. Quello faceva parte della mia lista di cattivi e di conseguenza Adolfo Celi era cattivo.
Poi all’università mi ritrovai a studiare l’economia del ‘400 in Sicilia e anche se il Lanza non stava più in quella lista, per me ha continuato ad avere la sua faccia.
Io, quand’ero piccola.
A pranzo finito, prima che si addormentasse, tormentavo mio nonno perché mi cantasse quella canzone che non mi negava mai: Mamma, mormora la bambina, mentre pieni di pianto ha gli occhi, per la tua piccolina non compri mai balocchi… e ogni volta ci speravo che la bambina non morisse, eppure non accadeva mai.
Io quand’ero piccola.
Mi si facevano grandi gli occhi quando c’era l’Odissea e Ulisse me lo porto dietro anche ora e intanto giravo con un vecchio libro di mitologia di mia madre e tutte quelle storie le conoscevo a memoria. E un altro che mi piaceva era Ercole e ogni tanto urlavo al mondo: sono forte come Ercole! E mia zia mi rimproverava perché una brava bambina sai com’è non fa così e sta seduta composta. E come glielo spiegavi che uno come Ercole si comportava in altro modo. E oggi mi sa che me lo dico ancora quando torno dal fare la spesa con una ventina di chili distribuiti tra spalle e mani, però il fiato per urlarlo non lo trovo più e altro che dodici fatiche, ne basta una per farmi schiattare al quarto piano.
Io, quand’ero piccola.
La mia prima fuga da casa l’ho tentata che avevo circa due anni e il cane Black per compagno, lui che mi veniva fratello maggiore di due anni e sembrava il cugino di Lassie ma era più bello. Lui che però mi ha abbandonato tra un piano e l’altro e allora vai di pianto e vabbè mi hanno scoperta e riportata a casa.
Io, quand’ero piccola.
C’erano delle domeniche che erano giorni di festa perché si montava lo schermo, ci si sceglieva in salotto il posto a sedere, si faceva buio e partiva il film. Ogni tanto se ne affittava qualcuno ma c’erano quelli che erano solo nostri, c’era Mandingo e Sole rosso e Il Gattopardo.
E c’era quel tempo da film che si misurava in pellicola, lo schermo si faceva bianco, ci si poteva concedere una pausa e quante volte ci ho provato a chiedere a mio padre di metterci mano e lui che me l’ha concesso solo una volta e io che me lo ricordo ancora.
E poi c’era Nell’anno del Signore e io ogni volta ci speravo che Targhini e Montanari non venissero ammazzati e mi concentravo mica poco, eppure il finale non cambiava mai. E poi facevo la prova del coltello ma forse non se ne sono mai accorti e comunque le dita mi son rimaste tutte.
Io, quand’ero piccola.
Avevamo anche l’ultima parte de La bella addormentata, che è la fiaba Walt Disney che so meglio, ché quando ancora stavo nel letto con le sbarre mio padre mi portò in regalo la musicassetta e uno scamiciato. E ti giuro che so ancora le battute a memoria e ti potrei pure cantare So chi sei, di tutti i miei sogni il dolce oggetto sei tu…
Io, quand’ero piccola.
Mi sono buttata di testa nella vasca piena d’acqua fredda e mio padre di spalle che si radeva e pare che non sia stata una bella cosa ma io, che forse volevo solo toccare il fondo per saperne parlare, non ti saprei dire di più, se non che dopo un doppio ventennio mi ritrovi qui e te lo posso ancora raccontare.
Io, quand’ero piccola.
C’erano tutte queste storie che ogni volta aspettavo fiduciosa il lieto fine eppure quello non arrivava quasi mai, probabilmente per farmi un dispetto. Ma io che la bella speranza ancora ce l’avevo ero sempre pronta a riguardare o rileggere, sicura che qualcosa potesse cambiare. Poi però ho smesso, ché a stare in mezzo alla vita ho imparato che il lieto fine arriva solo quando tu non te lo sei aspettato.





















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