Spider-Boy

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sabato 2 marzo 2013

Diffidare dalle imitazioni

Ilaria Guccione, Turi turi, turi di tuttu l'annu (Palermo, 2013)

Mi spaventa la gente che imita. Mi spaventa la gente che imita gli altri. Nel mettersi in posa per la foto, nei segni di interpunzione, nella scelta delle parole da usare, dette o scritte, poco importa. Nell'alternarsi di maiuscole e minuscole, nel tono di voce, nell'inclinazione del capo e nell'ampiezza del sorriso. Nel segnare un partito su una scheda, scelto poco prima di uscire da casa e diranno che era il meno peggio, che gli è arrivato all'orecchio due ore prima di pranzo. Nelle scarpe e nella misura del tacco da comprare, che c'è un appuntamento a cui non si può assolutamente mancare e bisogna essere all'altezza delle altre. In quella litania di mi piace e non mi piace quello che fai e quello che dici e quello che indossi e che trucco hai stasera, che ha storia ben più vecchia di facebook e roba affine. Nell'acquisto del maglione proprio di quel colore lì che è tanto trendy anche se a voi sta una cagata e guai a chi ve lo fa notare. In tutto quest'abuso da rinnego ogni coscienza e da narcisismo estremo e da sindrome ossessivo-compulsiva quotidiana che chissà perché mai dovremmo curare gli altri come se fossero malati e voi ve ne andate in giro liberi. Che poi liberi è aggettivo da usare con cautela ma voi che ne capite. Voi vi sentite liberi nella misura in cui siete prigionieri.
Mi spaventa la gente che imita gli altri e che della storia non sa un cazzo. Che sarà anche che nessuno glielo imparò* ma è anche che non ha voluto mai guardare. Alle spalle della data di nascita e delle ricorrenze da compleanno e da laurea e da elezioni e da chissà quant'altro. Che a far festa si è sempre bravi e ti fanno sentire chissà quanti gradini più su con quelle corone in testa. Si va di parata in parata e per ognuna una nuova scenografia. E se a me fa pensare ad altra roba, voi non ci arrivate proprio. E allora continuate con le vostre personali parate, che tra un po' di tempo ce ne metterete ben poco di tempo a rinnegare. Giusto il tempo di trovare qualcos'altro da imitare.

*Pensando a "Qual è la direzione, nessuno me lo imparò", Fabrizio de André (Canto del servo pastore).


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