Spider-Boy

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venerdì 15 marzo 2013

Un fil di fumo

Ilaria Guccione, In attesa di un segnale (Palermo, 2013)

Mi metto là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto gran tempo e non mi pesa la lunga attesa.*


Sono giorni di fumo, fumo che te lo aspetti anche sotto la pioggia, fumo che te lo guardi come fosse un premio, fumo che quando finalmente ti arriva ti gonfia gli occhi ma te lo tieni stretto anche se non sai più dove stai mettendo i piedi. Fino a quando non ti ritroverai col culo per terra.
Pare che vada sempre così. Si rimane sospesi e ostinati a fissare ogni orizzonte possibile e certezza negli occhi che si leverà un fil di fumo, proprio quello lì di cui hai bisogno tu e a tutto il poi neanche ci pensi, non hai né voglia né tempo che non sia di attesa.
Ho un ricordo di fumo bambino, io che piango a due passi dal divano dicendo che avrebbero eletto quello che aveva una faccia che non mi piaceva, il polacco. E chissà chi era quell'altro che gli sorrideva dalla foto accanto sul giornale, è sempre più facile ricordarsi  di chi vince anche se fai come me che la foto del nuovo papa l'ho strappata non appena il fumo mi ha dato ragione. E pochi mesi prima attaccata allo schermo avevo fissato il mio primo cadavere in tv ficcato dentro un bagagliaio e poi stavo a disegnare sempre quella stella, che la dovevo fare uguale. E tutti a dirmi che dovevo smettere e io a pensare che lo dicessero perché bella come la mia non la sapevano fare. Ricordi dal '78, tutti rigorosamente in bianco e nero e un'unica televisione in casa. 
Lei è di spalle, non le vedo gli occhi ma so che si stanno giocando tutta la speranza che le rimane. Che prima o poi la nave appare. E lei ci canta su contenta, che ormai manca poco al ritorno di quell'uomo. Nave che arriva bianca e tu non hai ancora capito quanto nero ti stia portando e lama rossa di pugnale per l'unico possibile finale. Sono ancora ricordi di fumo che da un kimono all'altro arrivano fino a Torre del Lago, la casa di Puccini, la luna piena da cantarci su ma per fortuna è una notte di luna e qui la luna l'abbiamo vicina** ma nessuna manina gelida a portata di panchina.
A pensarmi che aspetto fino alla fine di ogni possibile attesa, mi ritorna ogni volta  un'estate di schiena. E tutte quelle pugnalate da non saper contare sui miei desideri disarmati.



* Da: Un bel dì vedremo (Madama Butterfly, opera lirica di Giacomo Puccini).
** Da: Che geldia manina (Bohème, nuovamente Puccini).


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